INTERVISTAAL REGISTA ANDREA IERVOLINO TANZANIA E AFRICA

14 gennaio 2025


La straordinaria bellezza e le ricche culture dell’Africa sono protagoniste di The Trackers e Discovery Tanzania, due documentari diretti da Andrea Iervolino che segnano il debutto alla regia del rinomato produttore cinematografico e che sono disponibili sulle principali piattaforme di streaming. Ad accompagnare gli spettatori nell’avventura nel cuore della natura e della fauna selvatica è la modella e travel blogger Sarah Kohan.

Discovery Tanzania offre uno sguardo senza precedenti sulla Tanzania, esplorando la complessa relazione e i conflitti storici tra due delle sue più importanti tribù: i Maasai e i Tatoga. Il documentario conduce gli spettatori nei villaggi e nelle abitazioni di queste due comunità, rivelando le loro dinamiche e verità nascoste grazie ad interviste e confessioni spesso scomode. Vengono infatti svelate le rivalità che hanno definito per generazioni il rapporto tra le due tribù, e analizzato il ruolo del governo tanzaniano nel tentativo di mediare e risolvere queste dispute, facendo luce sulle sfide e contraddizioni di un processo di riconciliazione ancora in corso. Una narrazione autentica e avvincente che illumina una terra dove tradizione e modernità si scontrano e si intrecciano.

The Trackers mostra invece il lato nascosto e spesso pericoloso della vita dei “trackers” — le guide safari specializzate nel localizzare e osservare la fauna più affascinante ma anche più pericolosa: leoni, bufali, rinoceronti, elefanti e iene. Vengono raccontate le storie inedite di questi individui coraggiosi, catturandone esperienze e sfide nel mondo selvaggio e, attraverso testimonianze e racconti, Sarah Kohen ci accompagna alla scoperta di segreti che non sono mai stati esplorati fino ad oggi. Un viaggio avvincente nel cuore della natura incontaminata, The Trackers mette in luce l’intrepidezza e l’umanità di coloro che dedicano la loro vita a navigare la bellezza selvaggia della natura.

Andrea Iervolino, che ha già prodotto più di 120 film, ha commentato così la decisione di fare il suo debutto come regista con questi due progetti: “Con Discovery Tanzania e The Trackers ho voluto ritrarre l’Africa sotto una nuova luce, andando oltre la sua straordinaria natura e bellezza selvaggia per esplorare le dinamiche di vita complesse che rendono questo continente così unico. Ho scelto di concentrarmi sulle storie delle tribù locali per rivelare la complessità delle loro relazioni, dei loro conflitti e della loro resilienza. L’Africa è un intreccio di culture, tradizioni e storie personali che meritano di essere raccontate in modo autentico. Con questi documentari, il mio obiettivo è offrire una prospettiva profonda e nuova su un continente tanto straordinario quanto complesso”.

INTERVISTA AD ANDREA IERVOLINO

 

Dopo aver prodotto centinaia di film che l’hanno portata a collaborare con attori come De Niro, Al Pacino, Johnny Depp, Banderas e tantissimi altri, perché ha sentito l’esigenza di passare dietro la macchina da presa e di parlare d’Africa?

La decisione di passare dietro la macchina da presa nasce dal desiderio di raccontare storie che sento profondamente mie. Dopo aver prodotto tanti film, ho avvertito la necessità di comunicare direttamente il mio punto di vista come narratore. L’Africa, in particolare, ha un significato speciale per me: l’ho scoperta per la prima volta a 19 anni, quando il mio mentore Luciano Martino mi portò in Kenya. Fu lì che vidi una realtà straordinaria, ricca di cultura e umanità, e decisi di produrre film come Il paese delle piccole piogge per la Rai. Da allora, il continente è rimasto nel mio cuore, e oggi, con Discovery Tanzania, ho voluto approfondire questo legame, concentrandomi su un paese che mi ha affascinato per la sua bellezza e autenticità.

Lei vive molto tempo a Los Angeles. A suo parere, i produttori cinematografici americani che idea hanno dell’Africa?

Credo che i produttori americani siano sempre più interessati all’Africa, ma c’è ancora molto da fare per andare oltre i luoghi comuni. La Tanzania, come ho scoperto durante le riprese del mio documentario, è un paese che sfida qualsiasi stereotipo: è pieno di vitalità, con paesaggi mozzafiato e una popolazione che ha molto da insegnare. Il mio obiettivo è portare questa realtà sul grande schermo in modo autentico e positivo, sperando di ispirare anche i colleghi internazionali a guardare l’Africa con occhi nuovi.

Qual è il suo personale rapporto con l’Africa?

L’Africa mi ha sempre affascinato, ma è con la Tanzania che ho avuto una connessione speciale durante questo progetto. Ogni luogo che ho visitato mi ha arricchito: dalle comunità locali, con la loro accoglienza calorosa, ai paesaggi naturali che sembrano usciti da un sogno. La Tanzania mi ha insegnato a vedere la vita con una lente diversa, più radicata nella natura e nel valore delle relazioni umane.

Nel suo Discovery Tanzania, quali difficoltà ha trovato?

Girare in Tanzania è stato un viaggio incredibile, ma non privo di sfide. Le difficoltà logistiche, come lavorare in aree remote senza infrastrutture avanzate, sono state una grande prova di adattamento. Tuttavia, ogni ostacolo si è trasformato in un’occasione per scoprire nuove prospettive e per lavorare in stretta collaborazione con le comunità locali. Queste sfide non hanno fatto altro che arricchire l’esperienza, rendendo il risultato finale ancora più autentico.

Come è cambiata la sua percezione della Tanzania?

Prima di lavorare a Discovery Tanzania, conoscevo il paese principalmente per i suoi paesaggi e per la sua fama di meta turistica. Dopo aver vissuto questa esperienza, però, ho scoperto una Tanzania molto più profonda: un paese fatto di persone straordinarie, legate alle loro tradizioni ma aperte al futuro. Ora vedo la Tanzania come un luogo che non solo offre bellezza naturale, ma che incarna valori universali come la solidarietà e il rispetto per il mondo che ci circonda.

Quali sono stati i momenti più emozionanti?

I momenti più emozionanti sono stati quelli di contatto umano: condividere una danza tradizionale, ascoltare le storie delle persone del posto, vivere una cerimonia sotto il cielo stellato. Ogni volta che c’era un sorriso o un gesto di accoglienza, mi sentivo profondamente connesso. Anche i paesaggi hanno giocato un ruolo fondamentale: vedere il sorgere del sole sul Serengeti o attraversare i villaggi immersi nella natura è qualcosa che porterò sempre con me.

Cosa ne pensa del modo occidentale di vedere l’Africa?

Credo che sia ora di superare i vecchi preconcetti e di aprirci a una visione più realistica e positiva. L’Africa non è solo un continente di sfide, ma anche un luogo pieno di energia, cultura e opportunità. La Tanzania, in particolare, è un esempio di come l’armonia tra tradizione e modernità possa insegnarci molto. Mi auguro che questo documentario contribuisca a cambiare la narrativa, mostrando un’Africa diversa: forte, innovativa e piena di speranza.

L’Africa è un intreccio di culture e tradizioni. Secondo lei, abbiamo da imparare o no dall’Africa?

Assolutamente sì. Dalla Tanzania ho imparato tanto: il valore della comunità, il rispetto per la natura e l’importanza di vivere il momento presente. Sono lezioni che possono arricchire profondamente il nostro modo di vivere in Occidente, dove spesso diamo priorità alla velocità e alla competizione. L’Africa ci invita a rallentare e a riflettere su ciò che è davvero importante.

Farà altri film da regista?

Sì, questa esperienza mi ha dato una nuova prospettiva e un’enorme motivazione. Dirigere Discovery Tanzania è stato un viaggio straordinario che mi ha fatto capire quanto sia potente raccontare storie da un punto di vista personale. Ho già in mente nuove idee e non vedo l’ora di esplorare altre realtà, non solo in Africa, ma ovunque ci siano storie che meritano di essere raccontate.

Ci saranno altri suoi film su altri paesi africani?

Sicuramente. L’Africa è un continente immenso, pieno di storie che aspettano di essere scoperte. Ogni paese ha una cultura unica, e vorrei continuare a collaborare con artisti locali per portare sullo schermo una visione autentica e positiva. Questo è solo l’inizio di un percorso che spero possa contribuire a valorizzare la straordinaria diversità del continente.

Last modified: 14 gennaio 2025

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